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Amedeo Ravina
Amedeo Ravina
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Descrizione
Vita
Jacopo Amedeo Ravina nato a Gottasecca il 30 marzo 1788, morto a Torino il 13 giugno 1857, avvocato, professore in lettere, poeta, patriota risorgimentale, deputato al Parlamento Subalpino, Consigliere di Stato.
Dopo gli studi classici a Ceva e Mondovì si laureò all’Università di Torino in legge nel 1810 e in lettere nel 1816. Nel 1818 venne nominato Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri.
Animato da profondo amore per la patria e per la libertà fin dai tempi dell’Università entrò in contatto col Santarosa e con la Carboneria e nel 1820 compose i Canti Italici (519 versi in terzine) inneggianti alla Costituzione e alla libertà e unità di Italia. Li diffuse manoscritti e li pubblicò nel marzo 1821 a pochi giorni dalla rivoluzione. Essi rappresentarono un punto di riferimento dei giovani piemontesi contro l’assolutismo e lo straniero: il Ravina stesso li recitò andando incontro il 20 marzo 1821 ai soldati e agli studenti che avevano seguito il capitano Ferrero da S. Salvario ad Alessandria l’11 marzo 1821 e che facevano ritorno a Torino per porsi a disposizione del governo costituzionale in quei giorni costituito dal reggente Carlo Alberto.
Ma Carlo Felice, con l’aiuto degli austriaci, represse l’insurrezione e restaurò l’assolutismo. Furono condannate a morte 97 persone ci cui 94 in contumacia, tra cui Amedeo Ravina. Questi era già fuggito in Spagna dove combattè per conservare la Costituzione finchè nell’ottobre 1823 i francesi posero termine al triennio liberale spagnolo e ristabilirono la monarchia assoluta di Ferdinando VII.
Rifugiatosi a Londra riprese i contatti con altri patrioti esuli e oltre a lavorare e insegnare lingua e letteratura italiana, assisteva alle sedute della Camera dei Comuni per studiare quel regime costituzionale che voleva introdurre in Italia. In questo periodo scrisse le “ Satire contro la Santa Alleanza” e nel 1828 scrisse “In morte di Giorgio Canning, canti”.
Nel 1829 si trasferì in Francia dove partecipò alla rivoluzione del luglio 1830.
Nel 1838 Ravina fece ritorno in Inghilterra ove riprese ad insegnare e a seguire con attenzione ogni passo della rivoluzione e della reazione in Italia e in Europa.
Nel 1840, ottenuta la commutazione della pena di morte in condanna all’esilio e la revoca della confisca dei beni, ebbe un salvacondotto di 3 mesi per assistere la madre morente a Gottasecca. Scaduto il permesso si trasferì a Firenze ove rimase fino al 1848 anno della concessione dello Statuto da parte di Carlo Alberto.
Rientrato finalmente in Piemonte a Torino dopo 27 anni di esilio, fu eletto deputato al Parlamento Subalpino, carica che tenne per 5 legislature fino alla morte. Fu apprezzato per i suoi interventi brillanti e ricchi di contenuti: tra gli argomenti più importanti di cui ebbe ad occuparsi in parlamento ricordiamo il trattato di pace con l’Austria dopo la guerra del 1849. Fu nominato Consigliere di Stato sotto il ministro Gioberti ma questa nomina gli fu revocata nel 1852 per un violento discorso in cui il Ravina si scagliò vigorosamente contro il disegno di legge che proponeva restrizioni alla libertà di stampa.
Sentendosi diminuire le forze e non potendo più partecipare alle sedute del Parlamento rassegnò le dimissioni il 4 giugno 1857. L’Assemblea non le accettò e gli accordò invece due mesi di congedo, ma Amedeo Ravina morì a Torino pochi giorni dopo il 13 giugno.
Gli è intitolata una via di Torino, una via di Alba e una via di Gottasecca. E’ anche ricordato da un bassorilievo posto nell’atrio del liceo Govone di Alba e da un busto in bronzo, capolavoro del Galateri, posto nella piazza del suo paese natale Gottasecca.
Opere
Il manoscritto originale dei Canti Italici è conservato a Gottasecca, una copia del 1821 nell'Archivio di Stato di Torino. I Canti italici furono stampati a Mondovì nel 1848, a Torino nel 1873 e a Mondovì nel 1900. Scrisse anche una cantica in onore di Giorno Cannino, cinque satire in terza rima contro la Santa Alleanza, poesie varie e discorsi.
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